La pizzica: viaggio attraverso la danza popolare

La pizzica è una danza popolare tipica della Puglia e appartiene alla famiglia delle tarantelle. È riconducibile all’alto e basso salento e in base alla collocazione geografica varia anche lo stile della danza.

Nella tradizione salentina esistono tre diverse tipologie di danza: la pizzica pizzica, la pizzica scherma (o danza delle spade) e la pizzica tarantata.

La pizzica pizzica è danzata in coppia e, come molte danze popolari, veniva ballata in occasioni legate al mondo contadino, come la semina, il raccolto, la mietitura e probabilmente affonda le radici in quelle danze di ringraziamento verso le divinità pagane che verranno in seguito sostituite da figure della tradizione religiosa cristiana.

Le tarantelle, cui appartiene anche la pizzica, sono danze che hanno inizio con movimenti lenti, la cui velocità aumenta durante l’esecuzione. Sull’origine del termine “pizzica pizzica” le ipotesi sono svariate: alcuni studiosi ritengono che derivi dal “pizzicare” le corde della chitarra con le dita, altri dal suono delle castagnole, ma l’ipotesi più plausibile lega questo termine al morso (il pizzico) della taranta, poiché questa musica era utilizzata come terapia per guarire le persone morse dal ragno.

Lo strumento più importante della pizzica è il tamburello che dà il ritmo e scandisce il tempo della danza, gli altri strumenti maggiormente utilizzati sono: organetto, chitarra, fisarmonica, violino e altri strumenti diffusi nell’Italia Meridionale.

La terzina, nei 4/4 classici, viene ripetuta due volte.

La danza era occasione di socializzazione e di svago; la pizzica non veniva ballata solamente come danza di corteggiamento, anzi, le occasioni in cui si ballava erano maggiormente feste in cui le famiglie si riunivano ed era quindi più facile che ballassero tra di loro dei consanguinei piuttosto che un uomo e una donna che non si conoscevano. La danza poteva essere eseguita anche da due uomini, come momento di competizione e di sfida: la danza tra due uomini è tipica della zona di Brindisi, soprattutto di Ostuni, dove non era raro che due uomini si prendessero in giro riproducendo passi e pose riconducibili al codice coreutico femminile.

Nella pizzica è molto forte la connotazione dei ruoli ed esistono regole particolarmente rigide da osservare: le donne non possono rifiutare l’invito a ballare e durante la danza devono mantenere compostezza e distacco; i movimenti maschili sono invece più ritmati, forti e veloci.

Nel tempo, la danza ha subito delle modifiche, distaccandosi dalle forme più tradizionali e includendo varianti più moderne grazie soprattutto al revival degli anni ’90 che ha condotto alla nascita di quella che va sotto il termine di “neo-pizzica” .

Durante la danza, i danzatori si muovono all’interno di un cerchio ideale senza potersi mai toccare: il dialogo avviene attraverso lo sguardo e la gestualità. Le posizioni tenute sono sue: ballo frontale e laterale.

La “pizzica-pizzica” è una danza nella quale il gioco dei ruoli è fondamentale: se ballano tra di loro un uomo e una donna, durante la danza, la donna gioca con l’uomo avvicinandosi e allontanandosi senza mai concedersi troppo, mentre l’uomo la insegue; se invece a ballare tra loro sono due donne, le due danzatrici si mettono in mostra l’una con l’altra in una gara di grazia e abilità; la danza tra due uomini, come detto in precedenza è più che altro un momento di sfida.

Le donne esprimono la propria femminilità attraverso l’abbigliamento e gli ornamenti, come la lunga gonna o lo scialle ed eseguendo passi più composti rispetto a quelli maschili; l’uomo invece è tenuto ad esprimete vigore e forza mettendo la donna al centro della danza, cingendola, in alcuni passi, in un abbraccio ideale pur mantenendo la dovuta distanza.

Uno degli accessori femminili utilizzati nella danza è sicuramente lo scialle, che ha sostituito il tradizionale fazzoletto, complemento d’abbigliamento comune nel costume femminile popolare del Sud d’Italia. Lo scialle può essere utilizzato in vari modi arricchendo le figure durante l’esecuzione dei passi: secondo alcune interpretazioni, rappresenterebbe una specie di pegno d’amore, essendo inoltre, proibito il contatto fisico durante il ballo, esso rappresenta una sorta di contatto ideale ma per nessun motivo l’uomo può strapparlo alla donna senza che gli sia concesso.

Lo sguardo è di fondamentale importanza nella pizzica: attraverso esso vengono espressi i sentimenti e le emozioni durante la danza. La postura e i movimenti si rifanno ai retaggi culturali del Meridione: nella danza la donna è pudica, in parte lusingata, in parte contrariata dal corteggiamento, man mano che si lascia coinvolgere dalla danza, la ritrosia iniziale sfocia nella passione e nella malizia.

I ballerini danzano quasi sempre scalzi per sentire il contatto con la terra, non dimentichiamoci che questa danza nasce all’interno di un contesto contadino ed era il momento in cui, messe da parte le fatiche del lavoro dei campi, ci si poteva svagare e socializzare: il piede scalzo facilitava il contatto più intimo con la campagna e il contesto rurale. Non erano rare le formazioni di ronde spontanee, ovvero spazi circolari creati da danzatori, musicisti e pubblico. I musicisti iniziavano a suonare, accorreva la gente fin quando alcuni presenti non iniziavano a ballare, ecco allora che si veniva a creare uno spazio circolare delimitato da suonatori e ballerini al centro del quale danzava una coppia per volta alternandosi.

Attualmente è molto più difficile poter assistere all’esecuzione di ronde spontanee, anche se in alcuni paesi del Salento, questa tradizione continua a essere mantenuta anche se con meno frequenza.

La pizzica scherma è una specie di combattimento danzato eseguito esclusivamente da due uomini che si sfidano simulando l’arma con l’indice e il medio, mentre le altre dita della mano sono ripiegate. I due contendenti si muovono infliggendo e schivando colpi come se le armi fossero reali; lo sfidante colpito esce dal perimetro della danza e lascia il posto a un altro contendente. Non è escluso che tempi addietro, questa danza fosse inscenata per mascherare regolamenti di conti e faide familiari. La sera del 15 Agosto, durante la celebrazione di San Rocco a Torrepaduli, la pizzica  scherma viene ancora praticata durante le ronde.

La “neo pizzica” ha portato a modificare ciò che era il ballo tradizionale rendendolo più elaborato e scenografico e aggiungendovi dei passi e delle movenze propri di altre danze, come ad esempio il tango o il flamenco. Lo sviluppo economico e scientifico registratosi in Italia a partire dagli anni ’60 aveva spinto la popolazione per certi versi a rinnegare quei retaggi tradizionali e folklorici innescando quasi un rifiuto verso la tradizione, considerata uno strascico di ignoranza e arretratezza.

Solo verso la fine degli anni ’70 si inizia a registrare un ritorno d’interesse verso questo mondo arcaico che va sotto il nome di “folk revival” e comprende la riscoperta delle musiche e delle danze tradizionali oltre che dei fenomeni come il tarantismo. Intellettuali e studiosi di tradizioni popolari, subiscono il fascino della cultura contadina in antitesi al progresso economico e si dedicano alla raccolta di materiale etnografico. Tra questi studiosi merita un posto di spicco, Caterina Durante, giornalista e fondatrice del Canzoniere Grecanico Salentino, primo gruppo pugliese di ricerca folklorica.

Il folk revival ha finito con il travolgere le nuove generazioni e di conseguenza questo rinnovato interesse verso la musica popolare e le tradizioni ha finito con il coinvolgere anche la danza. La pizzica da essere la terapia al morso della taranta o la danza popolare ballata durante le festività e i ritrovi familiari diventa il simbolo del Salento anche sotto un punto di vista turistico sfociato nella Notte della Taranta, la più importante vetrina di musica popolare salentina che richiama ogni estate gente da tutta Italia a Melpignano. La prima Notte della Taranta ha avuto luogo nel 1998 e il fenomeno ha poi acquisito sempre più risonanza e rilievo da diventare uno degli appuntamenti imperdibili dell’estate, perdendo le sua iniziale identità e trasformandosi in un mega show da palcoscenico.

Tra le motivazioni alla base del revival della pizzica si è parlato di una specie di ricerca di radici e di identità nella tradizione come risposta all’incertezza derivata dalla globalizzazione e dall’individualismo: rivivere la musica popolare finisce con il rappresentare una sorta di sicurezza data dal senso di appartenenza a una comunità all’interno della modernità. Un nuovo modo, per così dire di riproporre la tradizione con la consapevolezza di vivere in un contesto diverso: trarre sicurezza dal proprio passato per proiettarsi verso il futuro.

 

Vanessa Digennaro – Insegnante e danzatrice di danze popolari